Castello d’Albertis e l’ascensore di Montegalletto
Genova è una città davvero speciale, a doppia dimensione.
È una città a forma di abbraccio che dalle sue colline cinte da mura e ricca di antichi forti, scende a cercare il suo mare, quasi a cingere il suo golfo e il mar ligure in un abbraccio.
Sono molti mezzi di trasporto verticali della città, fra cui due funicolari e dodici ascensori.
L’ascensore di Montegalletto è un impianto integrato orizzontale e verticale di trasporto a fune e di servizio pubblico. Ingegno e fantasia di chi lo ha progettato e realizzato. Devo dire che di tutti gli ascensori che ho utilizzato più volte nella città “Superba” quello di Montegalletto è davvero il più particolare di tutti. Sembra quasi di salire in giostra. Se avete la possibilità di recarvi al castello per una visita, usate questo ascensore per salire sulla collina dove sorge il castello.
Un impianto unico al mondo che somma l’applicazione delle tecnologie più avanzate, da provare almeno una volta, in grado di percorrere un tratto di 300 metri come una funicolare per poi trasformarsi in ascensore e salire in verticale i 70 metri di dislivello.
Fu costruito nel 1929 da una società privata. Sono due le stazioni dell’impianto: la stazione inferiore in via Balbi, vicina alla Stazione ferroviaria di piazza Principe e quella superiore in Corso Dogali, con l’uscita di fronte a Castello d’Albertis, il Museo delle Culture del Mondo. Un’importante caratteristica è la completa automazione: non è quindi necessaria la presenza di personale sul posto.
Nel primo tratto orizzontale la cabina è trainata da una fune, alla velocità di 4,5 metri al secondo; in fondo alla galleria la cabina viene presa in consegna da una serie di pneumatici motorizzati, del tipo in uso nelle travi di lancio delle funivie, che la trasferisce all’interno dell’ascensore. La gabbia dell’ascensore la porta, lungo il pozzo verticale, al piano superiore.
Castello d’Albertis
In Corso Dogali, subito dopo la fine di corso Firenze, presso la stazione a Monte dell’ascensore di Montegalletto sorge il Castello d’Albertis che domina la città di Genova affacciandosi sul porto dalla collina.
Ideato dal Capitano Enrico Alberto D’Albertis spirito avventuroso ed eclettico, viaggiatore, scrittore, archeologo, dilettante fotografo, con il gusto del collage architettonico e del revival neogotico, è stato eretto su resti di fortificazioni cinquecentesche e tardomedievali intorno al 1890.
Castello D’Albertis non è solo un percorso nella casa del Capitano D’Albertis, ma è un vero e proprio racconto di viaggio della sua avventurosa vita.
Viaggiando per mare e per terra tra ‘800 e ‘900, il Capitano ha racchiuso nella sua dimora il suo mondo in una cornice romantica a cavallo tra “camere delle meraviglie” e trofei coloniali.
Il suo castello testimonia il fascino che i mondi lontani da lui visitati hanno esercitato sul suo spirito, impregnato di “genovesità” e amore per il mare e di altrettanta curiosità verso l’ignoto e l’intentato.
Un allestimento moderno ed essenziale propone un percorso espositivo attraverso gli esotici ambienti dell’abitazione, la Sala Colombiana, la Sala delle Meridiane, il Salotto Turco e la Cabina Nautica per poi proseguire negli ambienti ricavati dallo svuotamento del Bastione cinquecentesco, dove sono conservati i reperti delle civiltà precolombiane dell’America Latina, degli indiani delle pianure nordamericane, degli hopi dell’Arizona, e delle popolazioni dell’Oceania.
Il Capitano Enrico D’Albertis
Enrico D’Albertis nasce a Genova nel 1846 e passa molta della sua vita in mare diventando un grande navigatore.
Giovanissimo si arruola nella Marina Militare, poi in quella mercantile. Non gli interessano però né la guerra, né tantomeno il commercio. A 25 anni lascia tutto per andare incontro a nuovi popoli, nuove lingue e nuove colture. Chiama la sua prima barca “Violante”, come la madre, e parte per il suo primo viaggio intorno al mondo.
A bordo del “Corsaro” invece decide di raggiungere l’America lungo la rotta di Cristoforo Colombo, suo grande mito. Riparte poi per il secondo giro della terra, decidendo di soffermarsi e dedicarsi a un unico continente: l’Africa.
Non potendo trattenere la sua curiosità, diversi anni dopo riparte infine per il suo terzo e ultimo viaggio intorno al mondo. I suoi viaggi non sono certo semplici vacanze, ma più degli studi scientifici. Studia, cataloga, esplora. Viaggiare è solo una delle sue innumerevoli passioni. Scatta migliaia di fotografie e raccoglie moltissimi oggetti.
Quando dopo una vita così ricca di avventure il capitano D’Albertis nel 1932 muore fa un grande regalo alla sua amata città: dona a Genova il suo castello, colmo delle meraviglie raccolte durante i suoi viaggi in modo che tutti possano ammirarle. Si tratta di una collezione di circa 4000 oggetti raccolte in quello che oggi è diventato il Museo delle Culture del Mondo.
Il parco e la caffetteria del Castello d’Albertis
Raggiunto grazie all’ascensore di Montegalletto, il Castello è immerso nel parco circostante.
Si percorre un viale che sale leggermente e arriva vicino alla zona d’ingresso dove si trova anche la caffetteria del Castello. I tavolini sono immersi nel verde. Vi consiglio di fare una cosa tipicamente genovese prima di entrare: caffè e focaccia seduti al tavolino.
Al piano terra è situata la biglietteria. Salendo lo scalone si arriva al primo piano in cui è presente un’esposizione riguardante la vita del capitano. Seguendo i trofei di caccia, armi africane e orientali, collocate sotto le volte dorate di ispirazione islamica, dallo scalone si arriva al secondo piano, nel cuore della dimora ottocentesca del Capitano.
Il piano nobile con le sue alabarde può essere letto come l’arrivo di un percorso che materializza il pensiero evoluzionistico ottocentesco. Da questo spazio di distribuzione si accede alla altre sale principali del castello.
La Sala Colombiana
Prende il nome della scultura marmorea della loggia “Colombo Giovinetto” posta al fondo, sotto il terrazzo coperto, raffigurante un giovane Cristoforo Colombo ottocentesco seduto su una bitta del porto.
Il legame tra il capitano e il navigatore genovese è documentato della citazione scolpita sulla base della Statua e tratta da un libro scritto dal capitano in cui narra della sua impresa sulla rotta di Colombo: la traversata dell’Atlantico del 1893 a bordo del suo cutter “Corsaro” con gli stessi strumenti nautici dell’epoca di Colombo, ricostruiti da lui stesso. Principale area di rappresentanza della dimora, questa sala intende documentare attraverso i volumi della sua biblioteca, alcuni degli ambiti in cui si è mosso il capitano D’Albertis, spaziando dalla marineria, all’esplorazione, alla letteratura, alla caccia, all’archeologia, alle scienze naturali.
La Loggia Colombiana
<<Al sole che tramontava sull’infinito mare chiedeva Colombo giovinetto ancora, a quali altre terre, a quali altri popoli andava a portare i suoi mattutini albori>> È questa la citazione scritta alla base della statua di “Colombo Giovinetto”.
La Loggia colombiana è collocata alla fine della sala colombiana ed è un bellissimo terrazzo che affaccia sul porto antico di Genova. Lo scenario da quassù è sensazionale.
In questo terrazzo coperto è posizionata la statua di un Cristoforo Colombo giovane, idolo del Capitano da sempre.
La Sala delle Meridiane
In questa sala costruita seguendo un orientamento in rapporto al sole il capitano progettava le meridiane che ha realizzato in tutto il mondo.
Le pareti della sala sono decorate nella parte superiore con i dipinti che svolgono l’impresa di Cristoforo Colombo e nella parte inferiore da mattonelle moresche copie di quelle dell’Alhambra a Granata. L’area centrale è totalmente rivestita dalle catene argentee a croce di Sant’Andrea che riproducono lo stemma della famiglia D’Albertis.
Il Salotto Turco
Il salotto turco, allestito dal capitano, rappresenta il fascino per l’esotico di fine ottocento.
Si tratta della ricostruzione romantica di un mondo in cui si evoca il nomadismo e la cultura e l’architettura mediorientale che affascinava l’occidente dell’epoca.
Il soffitto è ricoperto da tende a vela da cui pendono lampade e lampadari in ottone
La stanza è ricolma di sedie imbottite, tavolini dipinti, sciabole fiammeggianti, tessuti variegati, vasi giapponesi, narghilè pipe e bruciaprofumi.
Tutti questi oggetti sono in parte acquistati nei luoghi d’origine, in parte commissionati dal capitano. In questa stanza si mischiano contaminazione arabe, cinesi e giapponesi. Lo stesso uso dei tessuti per modellare gli ambienti, come il telone del soffitto in stile orientale, rivelano la familiarità del capitano con il linguaggio architettonico del mondo arabo.
La cabina del Capitano
Il complesso comprende anche un pezzo della storia di Genova: un bastione della cinta muraria cinquecentesca contenente i resti basamentali di una torre della precedente cinta medievale, su cui poggia la costruzione del castello stesso.
È proprio all’inizio di questa area che in un angolo raccolto è stata ricostruita una piccola cabina nautica in legno che dovrebbe rappresentare quelle presenti all’interno delle sue barche con cui il capitano ha navigato il mare a ogni latitudine.
Da questa zona, che segna l’uscita della dimora del Capitano D’Albertis, poi si passa all’area un tempo abitata dalla servitù del capitano, ricavata dal restauro del 1991, dallo svuotamento di un terrapieno.
Oggi questi spazi sono diventati uno spazio espositivo che in alcuni periodi dell’anno offrono delle mostre private.
Il materiale esposto non proviene unicamente dalle collezioni del capitano, ma anche da donazioni e acquisizioni.
Spesso chi decide di visitare Genova si dirige nella zona bassa del mare, dimenticandosi di volgere lo sguardo alle sue grosse spalle. La visita al Castello d’Albertis è sicuramente una di quelle gite di mezza giornata, da non tralasciare se passate dal capoluogo ligure. Il panorama della città dall’alto vi sorprenderà.